SAVE OUR OCEAN - L'ENERGIA DEL MARE

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Save Our Ocean - L'Energia del Mare


Proseguiamo il nostro percorso attraverso il rapporto europeo sulla Blue Economy andando a completare il discorso, iniziato settimana scorsa qui, sulla Blue Energy. Nel Save Our Ocean di oggi parleremo dell'energia marina vera e propria.

Prima di iniziare, vi ricordo che potete trovare un elenco degli articoli di questa serie, costantemente aggiornato e ordinato secondo categorie tematiche, visitando questo indice.

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I vari tipi di impianti esistenti e gli sviluppi tecnologici attualmente in corso

Definizione e Caratteristiche

L'energia marina è una tipologia di energia rinnovabile spesso molto sottovalutata. Con questo termine (ma anche con i corrispettivi di energia oceanica o pelagica) ci si riferisce a quella energia che viene sfruttata attraverso specifiche tecnologie di tipo fluidodinamico. In altre parole, si ricava energia elettrica convertendo quella meccanica data dal movimento dell'acqua o il potenziale termico e chimico della stessa.

Come avrete notato esistono quindi molte tipologie diverse di energia da sfruttare nel mare. Queste sono:

  • Energia delle correnti marine che segue un metodo di raccolta simile a quello del vento.
  • Energia delle Maree, sfruttata attraverso speciali turbine che generano energia quando la marea si alza o si abbassa.
  • Energia del moto ondoso, i cui possibili metodi di raccolta sono ancora in fase di studio e sperimentazione.
  • Energia Talassotermica, ovvero l'energia termica generata dalla differente temperatura tra superficie marina e profondità oceaniche. E' detta anche OTEC, ma è poco utilizzata per gli elevati costi di realizzazione degli impianti.
  • Energia Chimica a gradiente salino, ovvero una fonte energetica che sfrutta la diversa concentrazione di sale contenuta nell'acqua dolce e in quella di mare per un procedimento basato sull'osmosi.
L'impatto ambientale degli impianti per l'energia marina è considerato molto basso, ma è anche severamente monitorato (soprattutto dall'Istituto Tethys che tiene anche uno storico di tutta la letteratura scientifica) proprio per studiare gli effetti che questi potrebbero avere, nel lungo periodo, su flora e fauna marina. E' evidente che il luogo in cui edificare queste strutture, spesso a dir poco enormi, va studiato a dovere. Però, il peggior svantaggio dell'energia marina, almeno fino agli ultimi anni, è sempre stato quello di avere costi di realizzazione elevati a fronte di una produzione energetica modesta.

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Imbarcazioni dell'EMEC intorno ad un impianto per l'energia marina

Energia Marina in Europa

Il primo brevetto per trarre energia dal movimento delle onde fu depositato in Francia nel 1799, dai Girard padre e figlio. Da allora si sono succeduti diversi inventori convinti di aver individuato il sistema perfetto per utilizzare l'energia marina, ma la prima applicazione è arrivata solo nel 1910, per mano di Bochaux Praceique che voleva dare elettricità alla sua casa a Royan, vicino a Bordeaux. Per il primo impianto si è dovuto, invece, aspettare il 1966 quando ne venne costruito uno con una capacità di 240 MW vicino a La Rance, sempre in Francia.

La principale difficoltà nello sviluppo dell'energia marina risiede nel riuscire a garantire un efficace passaggio dalla potenzialità alla produzione, un processo che non è ancora perfetto. Nonostante questo, l'Europa risulta leader anche in questo settore della Blue Energy coprendo, da sola, tra il 58% e il 61% (a seconda della tipologia di energia presa a studio) degli sviluppatori di energia marina al mondo. L'Unione Europea finanzia in modo massiccio gli studi in questa direzione visto che, oltretutto, è anche la principale fornitrice di brevetti per il mercato internazionale e, quindi, l'energia marina rappresenta anche una grossa possibilità di guadagno economico.

Ancora una volta, come settimana scorsa, il paese Europeo più all'avanguardia per lo sfruttamento dell'energia del mare è il Regno Unito. Il primo impianto per lo studio e i test in mare di queste tecnologie è stato istituito proprio qui nel 2003 e ha permesso di dare il via allo sviluppo dell'industria di convertitori da onda e maree. Il tutto è stato sostenuto a livello pubblico dalla creazione di un centro di prova e ricerca accreditato, l'EMEC (European Marine Energy Centre). La sua sede principale è proprio vicino al primo impianto, nelle Isole Orcadi in Scozia.

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L'impianto per la produzione di energia marina situato a Marina di Pisa

Energia Marina in Italia

Ed in Italia la situazione è disperata quanto quella per l'eolico offshore? In realtà no e, per una volta, possiamo essere fieri dell'operato di questo paese che risulta, insieme a Francia e Regno Unito, tra i più convolti nello studio di nuove tecnologie per lo sfruttamento dell'energia marina. Attualmente ci sono molti prototipi di impianti che vengono testati nelle acque italiane, soprattutto in ambito portuale, e almeno uno che è attivamente connesso alla rete elettrica nazionale.

Questo impianto è situato proprio in Toscana, poco fuori Marina di Pisa, e consiste in un grande cassone mobile che scorre su una guida orizzontale così da raccogliere l'energia delle onde per poi immetterla in rete. A realizzarlo nel 2015 è stata una start-up Made In Italy, la 40South Energy, che mirava a produrre impianti per l'energia marina di dimensioni ridotte per renderli più vantaggiosi a livello economico. Il tutto è stato successivamente acquistato da Enel Green Power che ha provveduto a collegarlo all'inizio del 2019.

L'impianto H24 ha una capacità di 50 KWh e può coprire il consumo energetico di una quarantina di famiglie. Come suggerisce il nome, H24 funziona in continua, con un costo di produzione che dipende dalla localizzazione e dalla forza delle onde, ma che si aggira attorno ai 20 centesimi a livello di LCoE (Levelized Cost of Electricity). Se vi sembra poco, sappiate che la media globale di questo valore è di circa 5-6 centesimi!!!


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