Davanti all'inquinamento spesso ci sentiamo impotenti. Cosa può fare una sola persona davanti alle cifre enormi che ci mostrano come il nostro mondo è sempre inquinato e inospitale? Sentiamo spesso ripetere che anche un solo individuo può aiutare, ma è davvero così? L'argomento di oggi ci mostra come spesso un'idea e il desiderio di agire possano fare la differenza.
Chi ci segue da più tempo, saprà che abbiamo già accennato in più occasioni il Progetto Seabin. Oggi tuttavia gli dedicheremo l'intero articolo, ripetendo in parte quanto già detto, ma anche ampliandolo e approfondendolo.
Tutto inizia con due giovani trentenni Australiani: Pete Ceglinski, designer di prodotto e costruttore di barche, e Andrew Turton, impiegato nel settore nautico. I due amici condividevano la passione per la vita in barca a vela e per il surf, ma sempre più spesso le loro gite nella natura venivano disturbate da pezzi di plastica, mozziconi di sigaretta, cartacce galleggianti e macchie di gasolio. I due inizialmente raccoglievano i rifiuti a mano, ma questa era una soluzione insufficente. Fu allora che ebbero l'idea. "Se possiamo avere i cestini per la spazzatura sulla terra ferma, perché non possiamo averli anche nel mare?"
Ceglinski e Turton decisero di passare all'azione nel 2014 con una campagna di crowdfunding sostenuta da un video di presentazione (che attualmente ha più di 700.000 visualizzazioni). Con i 260.000 dollari ottenuti fondarono quindi il Seabin Group portando avanti la progettazione e lo sviluppo dei prototipi. Nel 2017 il Seabin V5 viene infine lanciato sul mercato dopo tre anni di sperimentazioni in Europa e negli Stati Uniti. Da allora sono state vendute più di 6000 unità in 77 paesi differenti, tra cui l'Italia nel 2018, tramite il progetto LifeGate PlasticLess.
Ma come funziona il Seabin V5? Questi è a tutti gli effetti un cestino collegato ad un'aspirapolvere galleggiante. Questo, attivo 24 ore su 24, ripulisce le acque superficiali che lo circondano, aspirandole delicatamente e filtrandole attraverso il passaggio in una sacca di fibra naturale e in un separatore acqua/olio. All'interno resta quindi intrappolata solo la spazzatura composta da vari tipi di oggetti e impurità come petrolio e catrame.
Il Seabin V5 ha poi due grossi vantaggi, soprattutto se installato in zone molto inquinate. Il primo è che non si limita a pulire dai rifiuti "gettati" in acqua, ma aspira anche i rifiuti naturali (come la ghiaia delle spiagge artificiali) o quelli prodotti involontariamente (detriti creati dalla costruzione o dall'erosione dei moli). I due fondatori hanno anche previsto, per la metà del 2019, di fornire un filtro in grado di bloccare le microfibre più piccole di 2 millimetri! Il secondo vantaggio è che i Seabin V5 sono costruiti in plastica riciclata e funzionano con un basso consumo di energia elettrica, con l'obiettivo a lungo termine di sviluppare un'alimentazione esclusivamente a energia verde.
Il Progetto Seabin infatti non è SOLO un cestino per il mare, ma anche il primo passo di un piano più grande, chiamato Whole Solution Strategy, che mira a ridurre la quantità di rifiuti che arriva negli oceani. Questa campagna viene portata avanti da Seabin su due fronti: da una parte raccoglie dati utili alla ricerca sull'influenza dell'inquinamento sulle persone e sugli ecosistemi e dall'altra parte promuove comportamenti più consapevoli, sia educando i più piccoli (il Global Ambassador Programme) che dando un mezzo per agire agli adulti amanti del mare e della natura.
Il Progetto Seabin è uno di tanti esempi di progetti che promuovono in maniera attiva uno sviluppo dell'economia circolare. Un oggetto semplice e quasi banale, nato da un'idea diventata azione. Una prima piccola azione che però ripetuta tante volte da molte persone diverse, può cambiare lo stato in cui vivono i nostri oceani.
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