SAVE OUR OCEAN - MARE NOSTRUM

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Save Our Ocean - Mare Nostrum


Negli articoli del Save Our Ocean usciti fino ad ora, ci siamo più che altro concentrati su temi di portata globale. Abbiamo parlato dell'importanza della guerra contro l'inquinamento da plastica, delle isole di plastica e delle campagne ideate per cercare di risolvere questo enorme problema. Ma, volendo guardare più vicino, come è la situazione del Mar Mediterraneo?
Prima di iniziare, una piccola nota. Il titolo di oggi è decisamente provocatorio. Mare Nostrum è il nome che i romani avevano dato al Mar Mediterraneo ed è stato successivamente ripreso dai nazionalisti italiani con tono "conquistatore." Una versione latina di "riprendiamoci il nostro mare." Tuttavia, se questo mare è nostro, nostre sono anche le responsabilità che abbiamo nel tenerlo in salute. Non si può pretendere di raccogliere mele, se prima non curiamo a dovere le piante.

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Come sta quindi il Mar Mediterraneo? La risposta breve è: male, molto male. Il Mediterraneo rappresenta solo l'1% delle acque mondiali, a questo va aggiunto che l'Europa è decisamente brava a combattere l'inquinamento. Delle circa 9 milioni di tonnellate di rifiuti plastici che vengono sversati ogni anno nei mari, solo lo 0,4% proviene dall'Europa. Tra i continenti del mondo è sicuramente quello che si sta comportando meglio. Eppure nei nostri mari si concentra il 7% della microplastica globale! Come è possibile?
Il problema è che il Mar Mediterraneo è un mare chiuso, una specie di grosso lago con un solo punto d'accesso. Le plastiche sversate si accumulano nel tempo nelle stesse aree fino a raggiungere concentrazioni paragonabili a quelle del Pacific Trash Vortex! Non c'é spazio di fuga per le creature marine in queste acque e la situazione si fa sempre più drammatica di anno in anno. Il Mar Mediterraneo non rischia di presentare grosse isole di plastica, ma rischia letteralmente di "tapparsi," di diventare una gigantesca scodella in cui galleggia una ben poco piacevole zuppa omogenea di plastica.

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Goletta Verde di Legambiente

La maggior parte di questi dati ci vengono forniti dalle molte associazioni ambientaliste che affrontano quotidianamente questo problema, Legambiente su tutte. Da anni, infatti, questa famosa onlus porta avanti la campagna Goletta Verde. Questa non è altro che un'imbarcazione recante il simbolo dell'associazione che veleggia per i mari italiani con a bordo un equipaggio di tecnici che si occupano di analizzare le acque che visitano (spesso su segnalazione dei volontari).
Il rapporto annuale di Goletta Verde è reso disponibile sul sito omonimo ed è aggiornato in tempo reale. La situazione di questo 2018 è tutt'altro che rosea e se pensavate che il problema della plastica fosse una cosa ben distante dall'Italia, vi basterà dare un'occhiata per cambiare idea. Per altro si nota subito che il punto più critico è proprio nel Mar Tirreno e comprende l'area protetta del Santuario Pelagos dei Cetacei (un nome esotico, per una porzione di mare che in realtà è molto vicina).

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Immagine promozionale dell'annuncio della LEGO

Va bene, abbiamo visto il problema, ma le soluzioni? Settimana scorsa abbiamo visto alcune soluzioni a breve termine, tra cui il Progetto Seabin che è attualmente in fase di test proprio nel Mar Mediterraneo. Avevo pensato di parlarne oggi, ma mi rendo conto che facendolo, allungherei a dismisura questo articolo quindi preferisco rinviarlo ancora di una settimana per approfondirlo al meglio. Preferisco invece di chiudere il discorso di oggi con un breve accenno alle soluzioni a lungo termine.
Di prevenzione verso l'inquinamento da plastica ne avrete sentito parlare fino alla nausea. Il concetto di base è passare da un'economia lineare (produco->uso->getto) ad una circolare (produco->uso->riciclo->riuso->riduco). Il problema è che le analisi ci mostrano che praticamente nessun paese è riuscito a chiudere il proprio ciclo. La maggior parte del materiale viene riciclato, ma non viene riusato. Pensate che, nel 2017, più della metà del materiale riciclato dall'Europa, veniva esportato in Cina (al punto che a Gennaio la Cina ha vietato l'importazione). Fortunatamente molte grandi aziende si stanno allineando con la necessità di apportare queste modifiche e tra queste vi è anche la LEGO. Gli elementi "vegetali" prodotti dal colosso danese dei mattoncini nel 2018 sono stati realizzati in bioplastica. Un inizio simbolico per un piano che mira ad attuare una completa conversione della produzione entro il 2030.


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