Torniamo nel mondo della vela riprendendo un argomento che avevamo accennato nel Tecnoseal Answers dedicato alle tipologie di barca a vela (lo trovate qui): quello dei Motovelieri (conosciuti anche con il termine inglese di Motorsailer).
Probabilmente non esiste una categoria di imbarcazioni più bistrattata dei Motovelieri. Situati al confine tra una barca a vela ed una barca a motore, sono difficile da identificare con precisione e vengono spesso aspramente criticati per la loro esistenza biunivoca.
Prima di proseguire vi ricordo che al seguente link potete trovare un indice tematico di tutti i Tecnoseal Answers usciti fino ad oggi.
Non è semplice capire se un'imbarcazione è un motoveliero o meno. Di base con questo termine ci si riferisce a navi a propulsione mista, meccanica e a vela, il cui apparato di propulsione meccanica è capace di far navigare a velocità da crociera, anche su lunghe tratte, senza l'ausilio delle vele.
Messa così questa sembra una definizione chiara e precisa. Il problema è che, al giorno d'oggi, molti yacht a vela di grandi dimensioni montano comunque un motore a bordo per migliorare la propria manovrabilità. La differenza sostanziale tra gli yacht a vela e i motovelieri è nella potenza del motore. Nei primi la propulsione è alimentata in modo predominante dalle vele mentre nei secondi questa è divisa in maniera equa tra i due sistemi. Viene spesso applicato un criterio empirico per cui se la potenza del motore eccede il 50% della superficie velica, allora si parla di un motoveliero.
Storicamente i motovelieri si sviluppano dalle navi miste ottocentesche e furono immessi sul mercato durante la metà del novecento. Era identificata come una barca per un pubblico dinamico, impegnato sul lavoro e che doveva rientrare rapidamente alla fine delle vacanze o del weekend. Negli anni '70 perse tuttavia fama in favore degli yacht a motore (che venivano considerati più remunerativi dai cantieri) ed iniziarono a circolare molte storie negative, spesso completamente false.
I motovelieri provarono quindi negli anni '80 ad espandersi sul mercato delle imbarcazioni commerciali, partendo dal Giappone. Qui venne infatti sperimentata e utilizzata la prima unità mercantile a propulsione ibrida: la Shin Aitoku Maru. L'obiettivo era di usare la forza delle vele per risparmiare sui consumi di carburante ed il risultato fu ottimo visto che venne calcolato un risparmio di circa 50.000 dollari l'anno. Tuttavia, pur trovando un piccolo successo in oriente, i motovelieri commerciali non si diffusero in occidente e restano ancora oggi molto rari.
In modo simile i motovelieri provarono ad espandersi verso il mercato delle navi da crociera. Il motivo principale era lo stesso: il risparmio dato dal minore carburante usato. Inoltre le imbarcazioni di questo tipo avevano un ulteriore pregio incuriosendo ed attraendo un pubblico comune senza tuttavia sacrificare il comfort a bordo. Un famoso e affascinante esempio di motoveliero da crociera è la Club Med 2
I motovelieri restarono quindi un prodotto di nicchia per quanto, in realtà, con il proseguire degli anni e l'aumentare della potenza dei motori ausiliari degli yacht a vela, molti di questi finivano per rientrare involontariamente nella categoria. E' il caso, per esempio, delle barche destinate alle lunghe navigazioni d'altura (le "blue water cruiser") che montano motori generosi per poter manovrare con più sicurezza in situazioni impegnative.
I motovelieri sono spesso criticati aspramente sia dagli estimatori delle barche a vela che da quelli degli yacht a motore. Il parere comune è che questi non riescano a dare la stessa esperienza di nessuno dei due mondi a cui dicono di appartenere. Questo è indubbiamente vero, ma i motovelieri, grazie alla loro natura, possono fornire un'esperienza a loro modo unica e particolare. Diversa, si, ma non per questo meno appassionante. La maggiore sicurezza li rende inoltre perfetti per le famiglie che desiderano "vivere" sul mare senza rinunciare al piacere delle lunghe traversate e della vela.
Un'altra critica che viene spesso mossa ai motovelieri è di essere poco ottimizzati alla navigazione a vela. Tuttavia, se questo era vero in passato, non lo è più da anni grazie a tecnologie come il common-rail e il turbocompressore. Non a caso, come già detto, molte barche a vela, anche sportive, montano di serie motori entrobordo di una potenza tale da farle ricadere, volontariamente o meno, nella categoria dei motovelieri.
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